Catania - A distanza di diciotto anni dalla scomparsa di un giovane pentito di mafia, Sebastiano Mazzeo, la Procura di Catania ha fatto luce sull´omicidio individuando il movente e i sicari.
Secondo la polizia etnea a consegnarlo ai killer sarebbero state la madre e la sorella dopo che il giovane decise di collaborare con la giustizia. Così, su ordine della Procura antimafia di Catania, sono state arrestate la 57enne Gaetana Conti, madre del giovane che all´età di 21 anni fu ´inghiottito´ dalla lupara bianca, e la sorella 39enne, Concetta Mazzeo. Inoltre è finito in manette anche il 53enne Stefano Messina che avrebbe avuto un ruolo nell´omicidio.
Sebastiano Mazzeo era nipote del boss, capo della famiglia mafiosa dei Carcagnusi, Santo Mazzei (i cognomi sono diversi solo per un errore di trascrizione all´ufficio anagrafe di Catania). Il giovane Sebastiano, secondo la ricostruzione della polizia, decise di collaborare con la giustizia nel 1987 dopo l´uccisione del padre, Francesco, trucidato da un commando di killer travestiti da carabinieri.
Il giovane mafioso ruppe così i legami con le cosche e a consegnarlo ai killer furono proprio la madre e la sorella, indignate dal suo pentimento. Mazzeo sarebbe così stato attirato in una trappola dalla madre e dalla sorella che lo avrebbero fatto uscire dal rifugio dove si nascondeva. Secondo quanto riferito da alcuni pentiti, inoltre, prima di essere trucidato, Sebastiano Mazzeo venne anche torturato. Nella stessa inchiesta sono indagati anche due collaboratori di giustizia, Alfio Scalia e Salvatore Centorrino, la cui posizione è stata stralciata.