Cateno de Luca è stato arrestato, è ai domiciliari. Questa la notizia sui media regionali e nazionali, vecchi e nuovi. Oltre che nei bar, negli uffici, nei palazzi del potere, palermitani e no. Qualcuno si è fatto prendere la mano ed allora giù duro sul personaggio e non sulla cronaca, non sui fatti. Tutti a ricordare la protesta contro Micciché con conseguente conferenza stampa in veste adamitica, nessuno a ricordare che senza quel colpo di genio quella conferenza stampa non avrebbe mai avuto luogo e nessuno avrebbe conosciuto le verità vere che ne avevano motivato la convocazione. Tutti a ricordare i cambi di casacca, nessuno a ricercarne le motivazioni, nessuno a tentare di capirne il significato di libertà e di democrazia popolare che li motivava. Tutti a dire che de Luca è un deputato vulcanico perché ha presentato oltre 5.000 emendamenti all’ultima finanziaria, nessuno a leggerseli per capire se dietro a tutto ciò c’era propaganda politica o, piuttosto, un progetto di cambiamento per questa terra di Sicilia ed una difesa ad oltranza degli interessi dei Siciliani.
No, leggere costa fatica e impegna troppo tempo. Alla società di oggi non servono i contenuti e le riflessioni, bastano i titoli. Poco importa se assieme al pattume della politica, dell’economia e, più in generale, della società, si rischia di buttare anche qualche rara gemma che questa terra assolata e per certi versi metafisica riesce ancora a produrre! Nessuno, per esempio, si è fin qui chiesto se l’assenza dall’aula di Sala d’Ercole dell’on. Cateno de Luca, a partire della seduta di ieri ha arricchito o impoverito l’Assemblea regionale siciliana ed il suo portato di democrazia. Io credo che da ieri l’ARS è più povera di democrazia e l’intera Sicilia sia più povera di speranza e di progettualità. I Siciliani tutti sono sicuramente più poveri e sempre più ostaggio della «casta».
La mia non è e non vuole apparire la difesa dell’imputato Cateno de Luca. C’è un’indagine in corso, che i risultati vengano portati in un’aula di giustizia davanti ad un Giudice, nei tempi e nei modi di un Paese civile e democratico, e se ha sbagliato è giusto che paghi. Conoscendo l’Uomo de Luca, se così fosse, non batterebbe ciglio.
Il problema che mi angoscia come cittadino italiano, ma soprattutto come siciliano è quello del doppiopesismo e delle coincidenze della storia. Per il primo aspetto, i fatti sono sotto gli occhi di tutti, non serve a nessuno nascondersi dietro un dito: da molti mesi la Sicilia continua ad essere governata da un presidente sulle cui frequentazioni poco consone al suo status di parlamentare e di uomo di governo sono state prodotte tonnellate di materiale di ogni genere (intercettazioni, fotografie, filmati, etc.) e continua a governare la Sicilia e, addirittura, la Procura competente si spacca in due tronconi; per il secondo aspetto, quello delle strane coincidenze, è fin troppo facile sfogliare il libro della storia di Sicilia e rintracciarvi una costante: ogni volta che qualcuno prova a mettere in piedi un progetto politico autenticamente e dichiaratamente sicilianista, che non accetti inciuci con i poteri forti, romano e/o palermocentrici poco importa, qualcun altro prova a mettere il bastone fra le ruote. Per romperle.
Se poi, come nel caso dell’on. de Luca, il progetto oltre che sicilianista è anche, apertis verbis, contro la «casta» e si pone l’obiettivo di restituire al popolo sovrano il potere attraverso l’unico strumento che la democrazia conosca, cioè le elezioni, ci vuole poco a capire che proprio la «casta» farà quadrato e tenterà di escluderlo dall’agone politico. La trasversalità, in questo caso, è garantita e seppure diventi un’anomalia del sistema poco importa, l’importante e conservare rendite di posizioni, privilegi e, soprattutto, il potere. Purtroppo, anche quello di decidere il futuro e il destino degli altri.
Il meccanismo di autoconservazione della «casta» poggia sull’architrave delle zone grigie, dove sfumano i ruoli, politicamente concorrenti, di maggioranza ed opposizione. I bisogni dei Siciliani, sapientemente gestiti, ne rappresentano il carburante necessario nelle diverse tornate elettorali. Un particolare, però, forse è sfuggito alla regìa dell’operazione de Luca: si possono mettere in galera gli uomini, non si possono imprigionare le loro idee. Si può tentare di fermare il deputato, non si possono fermare migliaia di siciliani che lo seguono.