E le autobotti si fermarono. Delle nove a disposizione ne sono rimaste solo tre e le code si allungano. L’emergenza idrica non conosce soste a 45 giorni dalla chiusura dei pozzi B e B1, di cui non si conosce ancora la data di apertura. Le famiglie, circa 20 mila abitanti interessati, devono continuare a mettere le mani in tasca e sborsare tra i 20 ed i 30 euro a settimana. In un condominio servono infatti due rifornimenti ed il costo per ognuno dei servizi non è inferiore ai 70 euro.
La situazione è destinata a peggiorare alla luce del fatto che le tre autobotti comunali si sono fermate; i mezzi non sono nuovissimi e l’intenso lavoro di questi mesi ha costretto ad una manutenzione straordinaria. A questo problema si è aggiunta la mancanza di fondi nelle casse comunali per cui le due autobotti private non svolgono più il servizio ed anche una della Forestale, sulle due a disposizione, resta ferma in garage perché non ci sono fondi per pagare il personale. Restano dunque a disposizione le due autobotti dei Vigili del Fuoco e quella della Forestale per far fronte a centinaia di richieste che il call center attivato in comune non riesce a fronteggiare.
La protesta monta ed un comitato spontaneo ha già deciso di consegnare i certificati elettorali al commissario straordinario se entro la prossima settimana non si risolverà il caso. L’emergenza idrica sembra infatti essere passata in seconda piano ma è pur vero che condiziona la vita quotidiana di migliaia di famiglie costrette a salti mortali, a viaggi nelle residenze estive, a fare incetta di recipienti di fortuna. Nel bel mezzo dell’emergenza cade un convegno dal titolo, quasi provocatorio, che si tiene martedì alla Sala Avis alle 17.30 promosso dal Movimento Città; «Acqua di casa mia».